Da "IL TIRRENO" del 13 Gennaio
«Disagi e silenzio» Il prete di Bibbona attacca Asl e sindaci
· bibbona
BIBBONA. I tagli all'ospedale di Cecina fanno arrabbiare don Giuliano Giovannini, parrocco di Bibbona e della California. Il prete attacca l'Asl, ma anche i sindaci della Bassa Val di Cecina, ritenuti colpevoli «di avere disatteso le promesse sulle politiche sociali, sulla difesa delle fasce più deboli e sulla sanità». Nel mirino del parroco soprattutto la chiusura del Cup telefonico dell'ospedale e il relativo call center. «Sulla chiusura del Cup - dice don Giovannini - mi chiedo se non bastava già aspettare mesi per una visita o una diagnosi specialista. Ora dobbiamo anche comporre un anonimo numero verde computerizzato, che allonta ancora di più la distanza tra l'utente e il servizio sanitario». Ma il parroco contesta anche «la riduzione dei posti-letto camuffati nell'accorpamento di tre reparti e il trasferimento delle analisi da Livorno». L'ultimo episodio della chiusura del Cup, afferma don Giuliano, «pone all'attenzione di tutti alcune riflessioni chiare e sobrie che ci fanno evidenziare anche alcuni fenomeni i quali, nel silenzio generale e da vario tempo, si stanno evolvendo e marcano sempre più l'assetto socio-politico del nostro territorio». La prima domanda che si pone il parroco riguarda i sindaci. «Dono sono? Ovvero dove sono i poteri locali? Costituiti ed eletti a salvaguardia di risorse, interessi e servizi locali, a favore di una determinata popolazione, sembrano oggi essere sempre più costantemente asserviti a più vaste logiche dove non vale più il territorio, ma la scansione politica e le sue logiche di equilibrio-potere». Nello specifico: «La reale riduzione dei posti letto nel presidio ospedaliero di Cecina camuffati nell'accorpamento dei tre reparti (chirurgia - ortopedia - urologia), il trasferimento delle analisi a Livorno, i tagli sull'assistenza alle fasce deboli (di fatto), la ventilata volontà di costruire ex-novo l'ospedale di Livorno dopo anni di ristrutturazione ci fanno penosamente intendere che cosa sia il risparmio. Su queste cose e azioni si pone un metro per valutare la reale operatività e la direzione dell'operato dei nostri amministratori. Dove si colloca la politica dei servizi sociali, della difesa delle fasce più deboli, del sostegno ad handicap e disabili così emarginati dalle scelte di governo in questo periodo? Purtroppo anche ampiamente disattese nella zona di una Toscana localista e di grande tradizione sociale e riformista!» Tornando al Cup. «Non ci bastava fare i fatidici numeri verdi di Enel, Telecom, ecc! I nostri sindaci e dirigenti sanitari non hanno mai visto o vissuto di persona ciò che accade per poter accedere ad un servizio sociale. Il costo troppo alto che si paga per la Sanità richiede e reclama con urgenza che competenza e professionalità prevalgano sull'appartenenza cooperativa e chiede ancora che si vigili, affinché la quiete, ingessata della società toscana, si apra a una attenta azione sociale e politica che finalmente scopra che vi sono sprechi, tangentopoli sommerse, funzionari e dirigenti che in questa crisi non hanno subito ribassi di sorta. Dicevamo nel 2000 (documento natalizio diffuso nelle parrocchie il 25 dicembre) "Umanizzate la Sanità"; oggi lo dobbiamo gridare ancor più forte: meno demagogia cari amministratori e più vicinanza ai bisogni della gente!» Il secondo punto riguarda le politiche del lavoro. «L'episodio del Cup ci fa intravedere che oggi, ormai da nessuna parte, vale la priorità del lavoro come bene sommo delle persone e delle famiglie, ma invece la logica del risparmio e dell'informazione mirata. I posti di lavoro perduti oggi a Cecina al servizio prenotazioni sono solo la punta di un mondo sommerso che nessuno vuole rendere visibile con il silenzio costante di organi di informazione e poteri politici, perché così deve essere, così è stato deciso e tutto rimane al suo posto. Si consideri bene che proprio qui, grazie alla cultura di solidarietà e riformismo, espresse solo a parole, la realtà non differisce poi più di tanto dall'altra Italia. Qui, però, si pone una sostanziale differenza, tutto sembra ben funzionare: io posso lottare contro una realtà e fallire strategie, ma se la realtà non la accetto o la rinnego, non posso mettere in atto strategia alcuna. Le nostre parrocchie, piccola minoranza dentro centri più ampi e organizzati, sono ogni giorno cassa di risonanza di disagi e problemi ai quali da sole non riescono a dare risposte. Si invitano tutte le parti imprenditoriali e politiche a ripensare il lavoro, partendo da una visione di stato sociale più ampia». DOMANI ALLA BIBLIOTECA Ospedale, dibattito dell'Idv
13 gennaio 2011

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