| UN INFERMIERE DELL'OSPEDALE SI DIMETTE DAL LAVORO |
| CLAMOROSA PROTESTA DI BEN ALI, IN SERVIZIO A TEMPO INDETERMINATO A PORTOFERRAIO: “NON POSSO PIU’ LAVORARE IN QUESTE CONDIZIONI” |
In un periodo di crisi come questo, rinunciare ad un posto di lavoro a tempo indeterminato in un ente pubblico sembra davvero una follia. Eppure qualcuno ha avuto il coraggio di farlo, e ci ha chiamato per raccontare la sua storia. Ben Ali, 32 anni, tunisino, è all’ospedale di Portoferraio da un anno e mezzo, dopo aver vinto un concorso da infermiere professionale. Ha in mano la sua lettera di dimissioni, appena protocollata dagli uffici di San Rocco. Perché un gesto simile, gli abbiamo chiesto: “Sentivo di avere l’obbligo morale di farlo, almeno per me stesso – ci ha detto in tono pacato ma molto deciso – quando uno si alza al mattino per andare a lavorare deve essere sereno, qui invece stiamo vivendo una situazione abbastanza critica per mancanza di personale. Trovarsi da solo con dodici, sedici, a volte 22 posti letto da gestire a livello di assistenza, terapie, urgenze, è una cosa decisamente stressante. Quando uno ha 30 anni come me, cerca di lavorare bene e far stare bene gli altri, e non vuole correre il rischio che gli accada qualcosa che non dipende da lui”. Ben Ali lavora – o meglio, lavorava – nel reparto di medicina, al terzo piano dell’ospedale di Portoferraio. “E’ una situazione che va avanti ormai da un anno e mezzo – ci dice – abbiamo scritto ai responsabili dell’ospedale e ai sindacati per denunciare questa situazione, abbiamo fatto tutte le riunioni possibili ed immaginabili, si sono spese tante parole, ed ora è il momento di fare qualcosa, almeno per quel che mi riguarda. Da un anno e mezzo manca personale con la mia qualifica. Quando io ho fatto il concorso per l’Elba eravamo in trenta, e siamo venuti qui almeno in una decina; poi, dopo cinque o sei mesi, in molti hanno chiesto trasferimento a Piombino o Livorno: ci sarebbe da chiedersi quindi perché manca il personale, ma soprattutto perché la gente non vuole rimanere all’Elba a lavorare. Le difficoltà le conoscono tutti. A me piace stare all’Elba, ma ho dovuto arrendermi anche io, e non solo per il problema del costo degli affitti degli appartamenti, ma soprattutto per le condizioni di lavoro”. Abbiamo chiesto a Ben Ali se ci fossero stati degli episodi particolari che lo hanno indotto a prendere questa drastica decisione, e lui ci ha risposto raccontandoci semplicemente quello che è successo stanotte in reparto: “Ieri sera nel nostro turno eravamo in due in alta intensità e in bassa intensità, due zone separate da tre porte chiuse, e ci siamo chiesti: ma se uno di noi due si sente male , chi lo sostituisce? Io ho chiamato i responsabili, ho chiamato anche i Carabinieri per far presente questa situazione a rischio. Mi è stato risposto: ma alle dieci di sera io che cosa posso fare? Probabilmente – ha aggiunto l’ormai ex infermiere con una punta di amarezza – bisogna aspettare che succeda qualcosa di grave per prendere provvedimenti. Se io sbaglio qualcosa nel mio lavoro, se non posso dare assistenza ai pazienti del mio reparto, arriva subito qualcuno a chiedermene conto”. Abbiamo chiesto a Ben Ali se si fosse confrontato con i suoi colleghi, “ma loro – ci ha risposto – questi problemi li vedono dal loro punto di vista, ed hanno i loro buoni motivi per andare avanti: io sono giovane, non ho famiglia, e non me la sento di andare avanti così”. E da domani, cosa farà? “A questo punto apro una partita IVA e lavorerò in proprio: mi assumerò le mie personali responsabilità, mi organizzerò nella maniera migliore per le mie esigenze e per la mia coscienza: lavorare da dipendente in questa sanità, oggi, non è più conveniente, è un rischio che non voglio correre”. |
mercoledì 9 febbraio 2011 - 17.47
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