lunedì 8 novembre 2010

CENTO PERSONE IN VOLO PER SALVARCI (tratto da "Il Tirreno")

Tratto da " IL TIRRENO"

Cento persone in volo per salvarci

L’ ultimo intervento è quello che ha visto protagonisti i quattro operai, due romeni e altrettanti sudamericani, precipitati su una piattaforma mentre lavoravano all’ospedale di Massa Marittima.  Quattro feriti, la metà dei quali in condizioni molto gravi (delle attuali situazioni cliniche ne parliamo a parte), diretti a tre diversi ospedali: altrettanti viaggi compiuti con grande abilità professionale verso Siena, Pisa e Firenze. Un’operazione che ha acceso ancora una volta i riflettori sugli uomini e le macchine di Pegaso, cioè il servizio di elisoccorso, uno dei fiori all’occhiello della sanità toscana. Certo i problemi e le relative critiche certamente non mancano (vedi anche l’intervista), ma l’elicottero, data anche la particolare conformazione del territorio comprendente le isole dell’Arcipelago Toscano e le Alpi Apuane, sta progressivante affiancando od addirittura sostituendo, le ambulanze tradizionali: in pratica, si vola sempre di più e si guida sempre di meno. Ma come funziona il meccanismo? Quando viene deciso di far decollare questi apparecchi che dal punto di vista gestionale costano una fortuna?   Tre basi e qualche miracolo. Cominciamo proprio a parlare della localizzazione dei tre Pegaso, individuati senza troppa fantasia con i numeri 1, 2 e 3, dislocati in altrettanti basi strategiche: a Firenze Ponte a Niccheri, quindi nel Comune di Bagno a Ripoli; a Massa, aeroporto di Cinquale; a Grosseto, subito dietro l’ospedale cittadino. Ed è proprio il responsabile di quest’ultima struttura, il dottor Robusto Biagioni dell’Asl 9, un veterano del servizio visto che ne fa parte dalla sua costituzione a livello regionale e cioè dal 1999, a spiegarcene l’architettura. «È chiaro che un ospedale o una struttura medica può chiedere il nostro intervento per il trasferimento del paziente in qualsiasi momento - spiega -, ma per un privato bisogna passare dal servizio di soccorso 118: sia che si usi un cellulare che un telefono fisso, l’operatore cerca di capire il tipo di intervento necessario. Una volta stabilità la necessità dell’elicottero, vengono date le disposizioni in base alla localizzazione del ferito, alle emergenze in corso ed alla specializzazione della base».   Situazioni differenziate. Sì, perché se l’equipaggio è in qualche modo standard, ci sono degli aggiustamenti sia nel tipo dei turni, che nella specificità del tipo di intervento. A Grosseto e Massa, ad esempio, il lavoro si svolge secondo il turno H-24, cioè giorno e notte; a Firenze, invece, viene applicato l’H-Effemeridi, cioè dall’alba al tramonto. «Un impegno che comunque è un po’ più limitato quando le ore di luce superano le 12 ore - chiarisce la dottoressa Lucia De Vito, responsabile dell’elibase del capoluogo, in cui è ospitata anche la centrale regionale di Toscana Soccorso -. A quanto mi risulta, la nostra regione è tra le pochissime ad assicurare il soccorso anche di notte, vista la necessità di un’esperienza ad hoc». Una situazione in cui devono operare molto spesso a Grosseto dove, come aggiunge Biagioni, si copre il servizio di soccorso per Capraia, Gorgona, Giglio, Giannutri e l’Elba: in sintesi, voli delicatissimi in mare aperto e spesso anche al buio. Mentre a Massa, spiega il dottor Alberto Baratta, responsabile della base di Cinquale, «particolare attenzione viene riservata ad un esperto di soccorso alpino che è sempre presente nei nostri equipaggi». «Anche se tanti interventi - aggiunge - sono purtroppo provocati dai cercatori di funghi che si infortunano nei boschi».   Numeri da record. Equipaggi di cinque persone, cioè composti da pilota, copilota, un tecnico, un medico e un infermiere ed un media di 20-30 persone che lavorano per ogni base. Cifre significative, a cui si collegano quelle degli interventi e delle risorse impiegate: 600 missioni ogni anno a Grosseto, 560 a Firenze, 400 a Massa. Il tutto per una spesa, spiegano dalla Regione, di 13 milioni di euro all’anno a cui se ne aggiungono altri 2 milioni e 800mila da quando Massa ha attivato il servizio non-stop. Soldi che in gran parte vanno alla Inaer Helicopter Italia, succursale dell’omonimo gigante dell’aria con sede a Alicante, sulla costa spagnola.   © RIPRODUZIONE RISERVATA - Stefano Bartoli


Nessun commento:

Posta un commento